venerdì 20 marzo 2009

Sorrel analizzando l’odierno scenario in cui i media si stanno muovendo ha evidenziato un sostanziale cambiamento. I media “tradizionali” stanno perdendo sempre più terreno lasciando spazio ai nuovi modelli d’intrattenimento e d’informazione audiovisiva.
Gli esempi che testimoniano questo fatto sono numerosi: il New York Times, per risanare il suo bilancio in rosso, ha dovuto vendere il celebre grattacielo che ne ospita la redazione, il Wall Street Journal è stato costretto a licenziare il 50% dei suoi addetti e lo stesso presidente della Washington Post Company Donald Graham ha dichiarato: «Il modello economico della stampa scritta non funzione più». Ma il problema non riguarda solo i giornali, le condizioni della radio e della tv non sono migliori. Le nuove tecnologie sono di gran lunga preferite in quando rispondono meglio alle nuove attese dei consumatori.
Alcuni editori hanno tentato di trasferire pari pari le loro attività sul web, ma non ha funzionato.
Narvic analizza alcune possibili soluzioni. La prima opzione è quella di fondere i media d’informazione con le industrie culturali per creare dei grandi gruppi multimediali di infotainment. L’informazione viene sacrificata perchè costa troppo e non è più un prodotto di richiamo.
Un’altra possibile risposta al mutamento è rivoluzionare il giornalismo procedendo verso una diffusione di “nicchia” intorno ad un pubblico fidelizzato.
A questo punto una domanda sorge spontanea: senza mass media chi deciderà l’agenda pubblica? Chi fabbricherà l’attualità?
Fino ad oggi sono stati i media ad assumere questo ruolo, ma ora stanno perdendo consensi e legittimità. Si distaccano sempre più dal loro status originale per correre verso l’audience.
Economicamente indebitati cadono sotto l’influenza dei gruppi di pressione e degli interessi particolari.
È una tendenza suicida questa, ma, ormai, sono in trappola, non hanno via d’uscita. Il futuro incombe e chi non innova è perduto!


Corinne Cleri

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