martedì 17 marzo 2009

COMMENTO A 124 AMICI SOCIAL NETWORKING, Repubblica 14 marzo

Per commentare l’articolo di Repubblica partirei dalle funzioni del web individuate da Giuliano Di Caro: distribuire contenuti e creare gruppi. Se si confrontano tali obiettivi con quelli dei tradizionali mass media si osserva che la componente distintiva sta nell’accentuazione della dimensione relazionale: non si parla più di pubblico di massa passivo, ma di gruppi interattivi. Non vi sembra un paradosso? La componente relazionale tipica della dimensione umana si è installata nel macchinino. Ma è dunque possibile la realizzazione dell’empatia sulla rete?
Questa domanda apre ampi dibattiti: c’è chi afferma che è assolutamente possibile, c’è chi sostiene invece la sua totale impossibilità; ma tali risposte non appartengono necessariamente a generazioni differenti, poiché l’età non è il fattore discriminante nell’accesso ai social network nonostante non si possa ammettere che la strada verso la digitalizzazione sia stata resa meno inaccessibile ai nativi del digitale. Forse la Verità, come al solito, non sta né da una parte, né dall’altra, ma in una problematizzazione della questione.
Cosa dire dunque delle amicizie su Facebook? Anche qui i fronti sono molteplici anche se riassumibili nelle 2 posizioni radicali: c’è chi dice che in rete possano nascere amicizie profonde più di quanto non lo si possa fare nella realtà, in cui spesso amici reali si rivelano nel tempo dei veri e propri avatar; c’è chi invece afferma: “per creare un’amicizia ci vuole più impegno”. Voi cosa ne pensate?
Io, personalmente, penso che ci si debba adattare ai cambiamenti, ai nuovi strumenti che l’evoluzione ci fornisce per realizzare al meglio i nostri obiettivi. Nell’era della contingenza, del tutto possibile altrimenti, le strade che possiamo percorrere sono infinite… la difficoltà sta forse proprio nella scelta, nella selezione di quella che vogliamo percorrere.
Ilaria Maria Di Battista

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