mercoledì 25 marzo 2009

Mi pare interessante interrogarsi su quale sia il rapporto tra due sistemi differenti che si perturbano e influenzano a vicenda: i mass media (sociali e tradizionali) e il sistema economico. Riporto dunque un articolo in merito, che offre alcuni spunti di riflessione.

Oggetti gratuiti (link all'articolo di riferimento)

Il nostro senso della proprietà è curioso. Se compriamo un libro in pdf, pensiamo che quel libro ci appartenga. Se invece lo scarichiamo gratuitamente non abbiamo l'impressione che sia nostro. Possedere una copia sembra meno importante che comprarla, per questo le cose gratuite non ci fanno sentire veramente proprietari. I regali invece, che per chi li riceve sono gratuiti, aumentano il nostro senso della proprietà perché li valutiamo in base al "costo di sostituzione", cioè a quanto ci costerebbe comprarli. Se un prodotto ha un valore di mercato pari a zero non abbiamo l'impressione che ci appartenga. Quindi, più l'economia gravita intorno al concetto di gratuità, meno forte è la percezione del possesso. Condividere è un po' come affittare. Potremmo dire che la sharing economy, l'economia della condivisione che sta emergendo dai social media, è un'economia dell'affitto. Per guardare un film alla pay tv in realtà dobbiamo noleggiarlo.Non ne diventiamo proprietari ma paghiamo per prenderlo in prestito. Però non ci sembra un affitto perché non c'è uno scambio tangibile di beni come succede con l'affitto di un dvd. Ma quando la nostra videoteca ci farà scaricare i film in formato digitale sarà pur sempre un affitto.Con i prodotti digitali non diciamo "affitto" perché associamo questa parola agli oggetti e non ai servizi. Affittiamo uno smoking, non un servizio internet. Ma affittare significa condividere il costo della proprietà con un gruppo. La proprietà legale è della società che offre qualcosa a noleggio, ma la proprietà effettiva (la proprietà d'uso) è nelle mani del gruppo che paga per usare un bene o un servizio.

I media sociali permettendo la sharing economy stanno mettendo in crisi l'economia dei media tradizionali che necessitano di trovare altre possibili strade al raggiungimento dei loro profitti. Ecco il "nuovo" tentativo della TV: il televoto.

E’ il fenomeno del momento, quello che fa la differenza tra i programmi di successo e quelli che ne hanno di meno, è l'ultima frontiera della partecipazione, lo strumento della democrazia televisiva, il superamento del telecomando. Dopo anni di tentativi siamo entrati definitivamente nell'era del televoto. I numeri parlano chiaro: sabato scorso, in occasione della finale di Ballando con le stelle, il programma condotto da Milly Carlucci su RaiUno, sono arrivati oltre un milione di voti per attribuire la vittoria a Emanuele Filiberto di Savoia nella gara fra ballerini […]. Per una lettura integrale del precedente articolo di La Repubblica fare riferimento al seguente link

Sebbene alcuni parlino del tentativo di favorire una maggiore partecipazione dell'audience al media tradizionale, in realtà quest'aurea di democraticità nasconde il tentativo di raggiungere profitti necessari al sostentamento dei canali televisivi. Quindi non facciamoci abbagliare dai falsi valori ostentati, ma cerchiamo sempre di individuare cosa c’è alla radice dei fenomeni che analizziamo!!!



Infine sempre in merito a questo tema mi sembrano interessanti alcune considerazioni dell'articolo di E. Berselli, Democrazia elettronica, un falso mito

Ilaria Maria Di Battista



1 commento:

  1. Ilaria, manca il link alla fonte (che dovrebbe essere questa traduzione di un pezzo di kevin kelly: http://prrrr.wordpress.com/2009/03/08/il-noleggio-batte-la-proprieta-kevin-kelly/ )

    g.g.

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